«Un insieme di sintomi di tipo neurologico caratterizzati da uno scotoma scintillante che precedono un attacco di emicrania, causati da un'onda di depressione corticale». Questa è una delle più comuni definizioni mediche nelle quali potrebbe imbattersi chi volesse sapere cos'è l'aura emicranica. «Noi ci portiamo dentro tutte le meraviglie che cerchiamo all'esterno: in noi c'è tutta l'Africa con i suoi prodigi». Di queste parole di Thomas Browne si serve invece Oliver Saks, il famoso neurologo scomparso di recente, per dare l'idea della vastità e del mistero che circondano questa sindrome. Un incrocio inevitabile, per chiunque si metta alla ricerca di informazioni sull'aura, è quello con Lewis Carroll e il suo celeberrimo romanzo “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”. É ormai certo che lo scrittore inglese fosse affetto da aura emicranica e che furono i sintomi di questa a suggerirgli alcune tra le più popolari immagini del romanzo. Lo spettacolo, servendosi degli strumenti del teatro di narrazione, costituisce il tentativo di descrivere e rappresentare i sintomi associati a questi stati e di aprire un piccolo squarcio dal quale sbirciare l' Africa di prodigi ed entrare nel Paese delle Meraviglie. La messa in scena è semplice ed essenziale, in coerenza a una scelta estetica che caratterizza i lavori che Stefania De Cola sta realizzando in autonomia, materiale e formale. Le brevi incursioni nell'immaginario carrolliano sostengono un edificio scenico funzionale innanzitutto al dipanarsi del racconto e non costituiscono un tentativo di rappresentazione del romanzo. Principalmente, però, la pièce narra la vicenda di una donna attraverso diverse fasi della sua vita,l'infanzia, la giovinezza ai tempi dei suoi studi universitari e la maturità. Ed è questo che reputiamo più importante. In fondo, di una sindrome come di un romanzo, quello che conta sono le persone che le hanno vissute